lunedì 28 maggio 2012
Alle zeppe preferisco la zappa
Avete presente quando si è quasi a Pasqua e ogni cosa su cui posiamo gli occhi sembra avere la forma di un uovo? Avete presente tutti gli scaffali che rigurgitano uova di tutte le misure/prezzi/colori? Ecco, oggi, mentre mi aggiravo nel girone infernale che Dante ha dimenticato di descrivere nella Divina Commedia, ho pensato a quel tipo di invasione.
Facciamo un passo indietro. Il mio weekend era iniziato in maniera idilliaca. Uno: finisce la settimana di lavoro, siccome il mio lavoro non mi garba per nulla, io bramo avidamente il venerdì. Due: venerdì sera in piena stasi del corpo, divento tutt’uno col divano come pane e nutella, il gatto sulla pancia che diventa un tutt’uno con me come un panino multistrato. Tre: sabato mattina gran dormita, pranzo, giardino, sole, due passi in centro e si arriva al sabato sera. Daniela passa a prendermi e con gli amici si va a salutare quel postaccio che ha disegnato un omino “incazzuso” sulle pareti esterne, il postaccio dove c’è una musica che non senti altrove (in molti altri locali io distribuirei i tappini), il postaccio dove una certa Alessandra mi tenta con un J. Belly con cioccolato fondente annesso (“Vuoi il cioccolato?” No, dico, Alessà io nella cioccolata ci annegherei!!”), in questo postaccio poi ci ritrovo gli amici, quelle facce sorridenti e rilassate che mi fanno dimenticare l’ora e il colore del cielo. Caro postaccio Post bar mi piaci, mi piaci proprio tanto, e mi piace poggiare la schiena contro il tuo muro mentre faccio opera di taglio e cucito sui passanti.
Fin qui tutto perfetto. Arriviamo a domenica pomeriggio e al girone infernale: io e Daniela, da me ribattezzata Ally andiamo in un centro commerciale che non menzionerò nemmeno sotto camuffate spoglie. E ritorno al discorso delle uova di Pasqua senza dilungarmi troppo per non tediarvi: la zeppa. Sicuro stanotte faccio un incubo di quelli che solo la mia mente malata può partorire. Ogni scaffale ha una zeppa da offrirmi: strutture architettoniche a dir poco strabilianti, accoppiamenti che farebbero impallidire il costume del pagliaccio più fantasioso. Donne dal metro e sessanta in giù io vi prego non comprate le zeppe. Ma immaginate uscire e guardare tutti sentendosi delle stangone pazzesche e poi tornare a casa, arrivare davanti allo specchio(se non peggio, davanti alla conquista della serata) e scendere giù, ma così giù che il mondo sembra cambiare intorno a noi? Un po’ come chi si ostina (io) a comprare un super push-up per poi tornare a casa la sera con dei solchi sul torace e segni rossi a testimonianza di un’impalcatura che non c’è. Poi, la zeppa, ma che fine hanno fatto i tacchi, e con loro il coraggio delle donne che si infliggono questa sofferenza diventando gazzelle dalle lunghe gambe. Zeppa. Onomatopeicamente mi disturba il solo nome, mi fa pensare alla pesantezza della zappa dopo averla usata lungo l’intero campo. Perdonatemi, io non sono alla moda, ora che tutti ci ingozzano con le zappe, oh, scusate, zeppe, io mi ritiro nel mio campo a piantare meraviglie, il prossimo inverno, la zeppa sarà l’ennesimo cimelio nel buio angolo dell’armadio mentre la zappa, quella, la devo usare tutto l’anno per il mio campo!
P.S.: Alle donne piccine io direi che sono dei piccoli capolavori e che non sempre essere alte è sinonimo di bellezza… il sangue si sa, fa fatica ad arrivare troppo in alto!
Colonna sonora dello scritto: “Do You Love Me?” Nick Cave & The Bad Seeds
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