Dopo un estenuante pomeriggio con Ilaria e Shana per le vie del centro di Pescara torno a casa esausta. Tacchi improbabili, zeppe da giocolieri, occhiali modello televisore dell’88 per chi ci vede benissimo ma vuole inquadrare le genti, profumi che stordirebbero anche un beduino abituato a 45° all’ombra, buste colorate, donne leopardate, uomini con tagli punkettarissimi.
Si torna a casa, cena, trucco e parrucco e via, direzione Caffè delle Merci. Le simpatiche facce dei ragazzi dietro il bancone ti fanno sentire a casa, o meglio, il nostro era già un post-casa.
Si cambia location. I primi calici di vino sono belli che piantati alle pareti dello stomaco.
Post bar (ancora un post), fa freddo, freddissimo, prendiamo un cicchetto, due, tre, quattro! Per scaldarci mentre la folla accalcata fuori dal locale fa la sua parte (come il bue e l’asinello con Gesù). Va meglio, si, comincio a sentirmi meglio di un Gesù (possibilmente prima dei tempi di Giuda), bella, brillante, e soprattutto meno infreddolita, i tacchi, improbabilissimi per me, non mi danno più fastidio. Incontro un’amica. Vedere per la prima volta un’amica che si è sempre e solo incontrata su lavoro è meglio di un trip. Sembra un’altra, come una foto che da sfocata diventa nitidissima. Abbracci e baci, c’è amore nell’aria perché l’alcol è fetente si sa, ma a volte, fa un effetto proprio bello. Andrea è seduto ad un tavolino del Post Bar, sorseggia qualcosa. A terra un telo azzurro da mare e sul telo una decina di libri. Si tratta di un esperimento, mi dicono. Oggi, dopo la sbronza del sabato sera mi ritrovo con un libro di Nietzsche sulla cui copertina è incollata la foto di un uomo che secondo me potrebbe essere il padre di Andrea. Dentro, sin dalla prima pagina, mille frasi scritte in tutti i versi possibili, messaggi, appunti, faccine, freccine, massime “uomo = creatura e creatore 87” sparse così, apparentemente senza senso. E poi una dedica, immancabile per chi dona un libro. C’è una parola pescarese che conosco, la prima che imparai quando arrivai a Pescara ch’ero ancora figlia di una sola terra: “Alessà sei proprio fregna! Continua così, con il piercing dritto dritto nel coraggio e nella hibris, una vincente che è ridente. TVB Andrea”. Io questo Andrea non lo conosco però è stato causa dei miei primi sorrisi del mattino, una domenica tra post sbronza (la vita è tutto un post… it), gola arsurata/bruciata, piedi doloranti (maledetti tacchi ma chi me l’ha fatto fare), mal di testa latente e il cuore pieno di benessere. Ho guardato dritto dritto negli occhi e nel cuore di amici vecchi e nuovi belli come una coccinella d’estate che ti si posa sulla gamba. Post it: Simone oggi paga le conseguenze della sbronza. Un consiglio, e permettete: meglio non bere… la vita è più “fregna” da sani!
Colonna sonora di questo scritto: Fossati,“Naviganti”:
Nessun commento:
Posta un commento