lunedì 28 maggio 2012

Domenica 25 marzo. Un altro weekend si è consumato troppo in fretta. Complici una serie di eventi, vuoi la primavera, l’ora legale, la temperatura molto più piacevole, il fine settimana appena trascorso merita uno sguardo approfondito. Venerdì trascorre innocuo, tra le mura di casa, le pareti colorate, la musica, il via-vai di amici da caffè, chiacchiera, annunci e stress da post settimana di lavoro. Sabato partono le catene di sant’Antonio alias A chiama B, B chiama C, il quale a sua volte avverte la coppia D-D e così via, ci si da appuntamento al Caffè delle Merci. E’ buona abitudine infatti, essere legati a un luogo d’incontro, crocevia dal quale poi ognuno sceglierà come proseguire il viaggio nella notte del sabato sera. Luce calda, pareti colorate, quadri, un frigo azzurro poggiato in un angolo e mentre ci si dirige verso l’affollato bancone tra piccoli tavolini, a sinistra, in una nicchia che si può vedere dall’esterno per via della vetrata, campeggia la colonna sonora: Maurizio Di Fazio regge le redini del gioco, ci racconta la sua musica. Non mi dilungherò con titoli e descrizioni tecniche, preferisco arrivare al punto, l’effetto, la risultante. Mi guardo intorno e vedo sorrisi, persone che canticchiano, assecondano con il piede il ritmo e con gli occhi allegri un pezzo che ha fatto storia e che non tramonterà mai. Maurizio inizia in sordina, in un crescendo di intensità, forma e sostanza. Io lo distraggo per scambiare due chiacchiere ma mi sembra un sacrilegio interrompere la concentrazione di chi fa il suo lavoro (uno dei tanti che in realtà svolge) con impegno e apprensione. Torno al tavolo ad ascoltare la paziente Sara Baldelli che ci racconta il vino che abbiamo sul tavolo. Dopo un vino pugliese il gruppo ne propone uno del nord e, al mio preferire il sud a tutti i costi, vengo definita “leghista del sud” quindi, non posso far altro che cedere al vino del nord (secondo me, il Salice era migliore!). Le ore volano, gruppi entrano ed escono, c’è ricambio continuo, si sta un po’ dentro e un po’ fuori, magari per fumare una sigaretta e assaporare l’inizio della bella stagione che non ci costringe tutti accalcati dentro i locali. Sembrano tutti felici, le ragazze che servono sorridenti, educate, il volume è perfetto, si può parlare senza dover diventare soprani e tenori. Sedie sui tavoli, è giunta l’ora, il crocevia impone la sua scelta, chi va a casa, chi a Pescara vecchia, altri scelgono locali in cui andare a ballare. Cerco di convincere Maurizio a seguirci, ma è sazio della sua musica, dei volti sui cui deve aver scorto approvazione, quindi preferisce andare a casa. Io ho compiuto una scelta diversa e, insieme alla mia tribù vado in un locale molto conosciuto. M a questa è un’altra storia, ve la racconterò, se ne avrete voglia, in un altro delirio. Solo un piccolo accenno: il volume ti scoppia nel petto, sigarette, piedi calpestati e cocktail rovesciati, c’è chi fa fatica ad acciuffare con la bocca la cannuccia per bere (sarà il buio??), si può scegliere di cambiar musica semplicemente facendo pochi passi, un corridoio divide tre ambienti, ognuno con il suo dj. Quanto parlo… una parola è poca due sono troppe! Al prossimo weekend, solo se sarà speciale…

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