lunedì 28 maggio 2012
Vortici e prospettive distorte, diagonali, immagini trasversali decontestualizzate e scaraventate in un vuoto ossessionato da colori decisi, poco inclini a sfumature. Confusione di linee e forme.
Vortici e prospettive distorte, diagonali, immagini trasversali decontestualizzate e scaraventate in un vuoto ossessionato da colori decisi, poco inclini a sfumature. Confusione di linee e forme.
I racconti visivi di Enrico Corti, autodidatta fiorentino, non nascondo la denuncia e i dissapori che mai come ora regnano in molti giovani artisti appartenenti alla generazione di chi non accetta cieca obbedienza e sottomissione ad un sistema ipocrita, bugiardo e spesso incomprensibile. Cantore di patimenti amorosi, senso di abbandono e perdita di coordinate spazio-temporali, questo giovane artista si esprime fortemente con le “maschere” della società (v.i.t.r.i.o.l.) dove ognuno gioca il suo ruolo, con “Odiosi Addii” il senso di separazione non è solo fisico ma visivo, prospettive contrastanti rendono ancor più tangibile la lontananza, la stessa che appare in “Salice piangente (a Tokyo)” in cui il salice sembra definire due paesaggi, l’uomo e la donna, destinati a raccontarsi l’amore da universi paralleli: un cuore al centro del petto ancorato con le sue radici al corpo, e un cuore che si staglia nel tramonto che fa da scenario. Dolore quindi ma anche amore, romanticismo e speranza nelle opere che diventano anche oggetti originali come per “Hand Idea Lamp”. Tra colori, luci ed ombre Enrico ci comunica una grande sensibilità, tanti si riconosceranno nel suo spassionato racconto fatto di olio e acrilico, tessuti e fil di ferro, inserti in stoffa e legno, ogni materia ha qui il suo bel dire nella frammentazione della vita.
Alessandra Piano (“Alepaz”)
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento