E’ negli occhi la terra che mi ha generato
Le strade che ho percorso, le pareti che ho abbattuto
Di genti incontrate, amate, perdute, assaporate
Di venti docili o rabbiose tempeste
Il mio volto reca segni e ricordi, impronte, tracce
Nulla tace la bocca che si è riempita di vino e bacche
In ogni luogo, o in uno soltanto, di molti padri e svariate madri
Unico e irripetibile il mio essere
Eppure storia di un solo dio che silente osserva
E quanti mari, cieli, sabbie non ho ancora veduto
Terre che si sono negate al mio passo
Ma il mio corpo non ha confini
Non ci sono meridiani o paralleli che possano definirmi
La mia patria è sparsa come semi innocenti che fecondano ignari
Lì dove non sarò, giace speranzosa la mia essenza
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