Lento il respiro affonda nel corpo
Scandito dal suono della singola nota
La cenere, sconfitta cade dal suo rogo
Brevi, fugaci istanti impressi nelle infinite lune cangianti
L’uomo temerario s’illude di voler immortalare
Le nostre furiose corse come improvvisi venti s’arrestano
Appare il percorso chiaro e assoluto
Poi beffardo si nasconde, ecco, l’eterna bellezza
Silenziosa, irriverente ci accompagna
Leggera si staglia tra le linee di un volto sognato
E’ nel bagliore iridescente che segue il pianto
Nel colore che affiora quando l’anima s’infiamma
Racconto antico che nasce e poi muore
Senza sosta si rigenera e s’inchina di fronte l’attento sguardo
Non s’affanni l’uomo a cercar la divina essenza
Non è una donna, un dipinto, un infante
Restano aridi i campi di grano e le rosse terre d’Africa
Nasce con noi l’arcano e tramite noi esso si spoglia
Questi occhi sono i semi della fertilità
E non c’è vita nello spento sognatore che ha smesso di contemplare
Nessun commento:
Posta un commento