giovedì 11 marzo 2010
La maledizione
Occhi che osservo da un mondo lontano non m'appartenete.
E mi guardi, mi attraversi, mi possiedi
Mi sfiori d'incanto, mi parli di sogno
Il tuo odore banchetta nell'anima
Turbi inconsapevole la mia disperazione
Un urlo si assembla ed esplode
Ti rapisce e sei mio per sempre
Il luccichio di questa spada trafigge la pelle
Sono un granello di sabbia impazzita
Il tifone mi porta via lontano
Cancella ogni pensiero
E giro intorno e volo e mi disintegro
Poi divento duna su cui tu adagi fantasie e desideri
E sono corpo, sono amore, sono corsa e intendimento
Sei dentro ora che devasti, sei dentro che rovisti e percuoti
Caldo come fuoco io t'ingoio e ti ammalio
Io ti condanno, ti maledico e ti appartengo come l'ingiuria al peccatore
Di spasmi e mani strette attorno al tuo respirarmi affannato addosso
Di pace che viene bandita 'che non c'è tregua e non c'è perchè.
Ora ama, ora godi, ora muori, per me.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
un amore che non è anche un pò maledizione non ha senso di esistere...è scontro di pelli, di carni, di odori ma anche di sensazioni, attrazioni mentali e chimica esasperata.
RispondiEliminaE' passione e ragione, è pensiero e confusione, è vita e morte...