venerdì 27 agosto 2010

Figlia di mare e terra


Dalla polvere di terra scura
Dalle zolle, ora di pietra, ora di fango,
Dalla terra scura io sono nata
Orme, piante e frutti
Con loro io sono cresciuta

Una notte, il mare
La nenia, le sue storie
Il suo confondermi tra ombre e luci
Con liquide dita mi entrò nell'anima
Una notte il mare mi rapì alla terra

Ora di polvere e acqua sono i miei sogni
Il mio dio, il mare
Il mio dio, la terra
Di sciabordii e terra scura
Il mio universo intero si colora

giovedì 26 agosto 2010

HIS HANDS


Amavo le sue mani
Leggere,sottili, mi entravano nell’anima

Danzavamo io e te
Ridevamo della vita e la vita con noi si riempiva

Eravamo strani noi due
La gente diceva di noi

Insieme come vino che si abbraccia al vetro
Vicini come l’odore del sale dentro il suo mare

Ore di racconti stesi ad asciugare
Il vento li raccoglieva
E di nuovo, dentro il cuore, li lasciava riposare
Eravamo così veri, io e te
Tanto veri da esserci perduti come bambini

mercoledì 25 agosto 2010

Hometown


L'odore di giornali appena sistemati dall'edicolante di paese
Il sole di settembre
I primi trattori colmi d'uva in attesa d'esser pigiata
I libri di scuola, nuovi, con le copertine colorate
Madri indaffarate a preparare bambini assonnati
Sulle labbra ancora un po' di sale
Il mare non è così lontano
Un giorno, mesi, anni fa, non so più quanti
Ero là anch'io
Ora il ricordo, la nostalgia, la sorpresa di un tempo nuovo
E' sempre il vecchio che si rimpiange
Che torna a bussare e a scalciare nello stomaco
A dire: "Io son qua, ti ricordi di me?"
E non ci lascia andar via

giovedì 24 giugno 2010

OCEANO MARE


Siamo oceani, noi,
infiniti, illimitati allo sguardo.
Stolto colui che tenta di creare argini
poiché non abbiamo forma
se non quella che il nostro cuore disegna.
Tuttavia, ci sono attimi in cui un oceano contiene l’altro
E, da quest’ultimo, ne è divorato.
Quando sei dentro di me divento la tua riva
Le mia braccia sono argini
Siamo forma e sostanza
L’uno il limitare dell’altro
Eppure, in questo essere definiti
L’incontenibile oceano delle nostre anime
Si diffonde in ogni cosa che ci circonda
Ed ecco l’odore salmastro che s’imprime
Noi continenti, noi mari, rive, velieri e venti
Ricordi come relitti, fossili levigati dal tempo e dalle maree
E noi a crearne di nuovi, solo nostri: i ricordi infanti.
Maestrale o libeccio, il vento è il nostro sospirare
Anch’esso senza forma eppure gravido di unicità
Nessun mare può diventare fiume
Ne tantomeno lago
Non abbiamo confini
Cerchiamo soltanto la linea che si disegni attorno a noi
Senza pretendere di contenere l’immenso
Non siamo solo un mare dentro l’altro
Siamo granelli, gocce, profumi irripetibili
La più grande opera d’arte che nessun dio potrà mai eguagliare.

martedì 15 giugno 2010

HAI MAI PROVATO A SFIORARE UN TRAMONTO?


Al di là delle colline, non troppo lontano
Tutto cambia colore e, se fossi lì
Anche tu diventeresti timido
Come se il giorno si vergognasse d’esser stanco
E con tentennamenti e bagliori vividi
La luce cede e s’arrende
Gente che si affretta a rientrare
Gente che si attarda rapita
Occhi che si perdono ammutoliti
Menti che si allargano e si allontanano
La pelle non brucia di fronte a tanta remissività
Lenita e presto rinfrescata si concederà al crepuscolo
Il pensiero non ha ali di cera
Icaro non rovinerà al suolo sconfitto
E dopo il buio
La luce sempre s’appresta a tornare.

giovedì 20 maggio 2010

VETRO


Il mare mi annega l’anima
Insaporisce il cuore di sale
Il corpo
Come una grande bolla di vetro
Ti contiene e irrigidisce gli argini
Dalle mie trasparenze ti osservo
Annaspare e nuotare
Affondare e risalire
Nel continuo gioco altalenante
Sono io sei tu
E tutto quello che non si può raccontare

venerdì 30 aprile 2010

Mon coeur


Attends-moi au but de la rue
Parmi les visages
T'es indigne de confiance
Ca décélère mon coeur
Jusqu'au but de la rue
Où tu n'arriveras jamais!

mercoledì 21 aprile 2010

Resta


Resta ancora
Legato alla mia schiena
Negli odori di primavera
Mi rinchiude nel tuo abbraccio
- occhi chiusi -
La certezza di mille lune e più
A sovrastarci leggere
A benedire quest'incontro
- senza confini -
Le anime si trasfondono
- vorticosi giochi -
Nel contempo tutto trascorre
Noi restiamo
- lento il respiro -
A guardarci sempre
Da un continente all'altro

martedì 30 marzo 2010

Viscere


L'amore
un soldato di trincea
che ti buca le viscere
Mitraglia di desiderio
striscia sotto il filo spinato
e lacera, lacera, lacera
Bersaglio assolato
arso dalla polvere d'agosto
Queste mani segnate
Polvere da sparo
che s'infila nelle narici
infingarda esplode in petto
Si spezzano i denti...soldato
Brilla la medaglia di metallo
il nome infame che t'attende
e, dilaniato, ti ricuce.

venerdì 26 marzo 2010

Mare di sale


Rotola la noia
Come acqua sporca
Scende verso il mare
Cerca di confondersi
Spargersi
Si camuffa nel letto immenso
Allagato di sale

venerdì 19 marzo 2010

Miseria e nobiltà


Pian piano mi allontano
in punta di piedi, per non svegliarti
e fra mie scapole
aggrappato
il tuo odore si stende.
Saluto la sera di noi due
così vicini da restare avvinti
bacio sulla fronte il mattino che si riflette appena
nella stanza ancora addormentata.
Un salto nella nuova alba
Santa e maledetta
Perché mi separa per troppo tempo da te
E ancora avidamente a consumare il giorno
Poiché la sera si fa desiderare
Nel nome che bramo,
nell’abbraccio che pretendo
ore come ossa da spolpare
battiti del cuore
come ritmo delle mie smanie
La pace ha per me i colori della notte
Non bianche ali di colomba
Nero scalfito di diamanti argentini
Tutti li donerei al mio amore
Seppur serva di un mondo avaro
Resto sovrana con te accanto

venerdì 12 marzo 2010

giovedì 11 marzo 2010

Per te soltanto


Ditegli che l'amo
ora che tutto tace
nel mio cuore, in questo mondo.
Ditegli che l'amo
ora che il cielo ha perduto la sua poesia
ora che ogni stella vaga.
Ditegli che vivo per lui
ogni cosa sa di lui...
Chiedetegli se il vento gli ha parlato
e in nome mio l'ha vissuto.
Chiedetegli di non assopirsi
di non cedere alla marcia incessante dell'uomo che non pensa.
Ricordategli che sono morta col suo nome dentro gli occhi
solo di lui ho vissuto e cantato
solo la morte mi ha spezzato il fiato.
Vi prego, ditegli!

La maledizione


Occhi che osservo da un mondo lontano non m'appartenete.
E mi guardi, mi attraversi, mi possiedi
Mi sfiori d'incanto, mi parli di sogno
Il tuo odore banchetta nell'anima
Turbi inconsapevole la mia disperazione
Un urlo si assembla ed esplode
Ti rapisce e sei mio per sempre
Il luccichio di questa spada trafigge la pelle
Sono un granello di sabbia impazzita
Il tifone mi porta via lontano
Cancella ogni pensiero
E giro intorno e volo e mi disintegro
Poi divento duna su cui tu adagi fantasie e desideri
E sono corpo, sono amore, sono corsa e intendimento
Sei dentro ora che devasti, sei dentro che rovisti e percuoti
Caldo come fuoco io t'ingoio e ti ammalio
Io ti condanno, ti maledico e ti appartengo come l'ingiuria al peccatore
Di spasmi e mani strette attorno al tuo respirarmi affannato addosso
Di pace che viene bandita 'che non c'è tregua e non c'è perchè.
Ora ama, ora godi, ora muori, per me.

Il demone della rivolta


Disegni i miei contorni nel ventre della notte
Solchi ogni linea con la passione che ti brucia
Inerme, mentre saccheggio ciò che è stato
Quando io non c’ero, non era scritto
Nessun Dio ti ha messo in guardia
Solo il demone della Rivolta ti ha sorpreso
Grinfie taglienti nella tua vita
La tela si squarcia e vedo oltre
Dove tutto è nucleo e nulla è totalità
Profondo suono di lussuria
Che s’insinua come serpente muto e silente
Tra cespugli rigogliosi di letti mai goduti
Tra sterpaglie di ricordi che si frantumano impazziti.
Aiutatemi a svanire
Che nessuno mi guardi
Lasciatemi passare, lasciatemi vagare
Io sono la canna al vento del romantico poeta
Il fiore di loto che morente si adagia.

La bellezza di petra


Un dio creò inconsapevole
una creatura di rara beltà e desiderio.
Le diede nome Petra.
Petra dagli occhi di notte
La pelle bruna d’estate
Neve d’inverno.
Non era bella ma "rara"
Le sue imperfezioni dannavano l’Uomo
Lo rendevano succube
E lei amava di un amore senza confini...
Poi, ribelle, si stancava e ricominciava la sua corsa libera.
Quel dio non le perdonò d’esser così forte
E la incatenò a se stessa
Amante solitaria
Senza più meta, senza più un uomo su cui morire di passione.
E così svanisce la leggenda della donna d’incanto
Ora Petra vaga triste e sola tra volti che son rocce
Tra madri che son sorde
E padri sperduti dal vento.
E non c’è più sole e non c’è più vento
Che non le rimandi indietro con un’eco beffarda
IL suo stesso canto
Implorante amore
Solo AMORE

Fragole l’amore


Baci rubati, nessuno ci vede, nessuno sente
Carezze sognate che sanno di niente
Brillano gli occhi e mi trema la mente
Questo non tocca il tuo cuore
Un corpo ciò che vedi, solo una donna, un’altra che possiedi
Non sono nulla no, non sono io
Solo un ricordo quando vorrai pensare alle tue vette conquistate
Alle fragole rubate...
Tu mi prendi il cuore e fingi l’Amore
Mentre ti cibi resto a guardare lo scempio e lo spreco che fai.
Ti osservo amore mio e provo pietà
Per te...e per me
Tutto un sogno che vacilla
Mentre si finge di cavalcare un’onda.
Amore non dire
Non sognare
Noi non ci apparteniamo.

Cristo inchiodato


L’amore che non bramo
L’amore che inseguo
Mi scompiglia i pensieri
Mi raffredda le mani
L’odio che respingo
L’odio che condanno
Lo appendo, lo inchiodo
Come un cristo alla sua croce
Eppure s’insinua...tra le lenzuola
Mi riempie ancora.
Ridi, ridi!
Le mani imbrattate di sangue
Ti raccontano i miei misfatti
Eppure sulle tue
Io vedo i segni del martirio
INFLITTO.

La ninfa


Piccolo angelo
Volteggi sorridente su di un palco impolverato
Salti! Voli!
E son piroette e vortici improvvisi
Il corpo flessuoso ondeggia
Viene e va...come l’archetto su corde di violino

Mi rapisci ogni pensiero
Resto silente
tramortita
incantata
Ti osservo e il tempo anche te divora
Ecco!
Cala il sipario mia ninfa sognante
Volgo lo sguardo un istante soltanto
E tu sei già andata...
via da me.

Amore non tremare


Solo tu con i tuoi occhi
Sai dire ogni mio respiro
Le mie paure diventano aria
Si disperdono per morire...
Se sei con me

E le tue mani
Delicate d'incanto
Tremano e mi amano
Chiudo gli occhi e sei con me
Da sempre, perchè tu solo...
Tu solo mi accendi e poi mi bruci
Mi dai vita e mi dai morte!
Solo tu sai amare questa donna sbagliata.

Un’eroinomane


I tuoi fianchi si sono arresi,
Il ventre, una volta era caldo antro, ora è pesante zavorra che annega sul tuo corpo.
Lo sguardo non tradisce il vuoto che ti porti dentro
Le mani rosse e gonfie non accarezzano più.
Seduta sulla panchina, in una stazione ferroviaria, sei il bagaglio di una vita sbagliata.
Lì hai depositato ogni speranza.
L'ago luccica illuminato da questa luna, il cattivo odore del vicolo dove nascondi il tuo peccato è nauseante.
Non brucia più...la pelle, non brucia più il cuore.
Lento, entra e vorace t'ingoia il veleno.
Donna, madre, perchè ti sei arresa? Vorrei stringerti forte e accarezzarti i capelli.
Questa donna esiste davvero, la vedo ogni giorno quando torno a casa dopo il lavoro...

Immaginazione


Un volto tra i passanti
ti fermo col mio sguardo un solo istante
ma incessante prosegui cadenzato
è il vociare del mondo il tuo canto

- silente -
Sarai triste, sarai felice, a chi apparterrai?
Non mi è dato di sapere
non posso chiedere nulla al fato
tutto sembra spianato di fronte a me

- strada senza fine -
Respiro la scia del tuo odore
rubo questo profumo di te soltanto
non sottraggo nulla a un dio
stringo forte una meravigliosa idea

- nel sogno ti amo -

un pensiero


Capita di perdersi tra mille futili cose, tra genti che passano e corrono, vanno di fretta, non hanno tempo.
E' un gridare continuo di clacson, imprecazioni e precedenze non rispettate. Arriva la mezzanotte, senza bussare, senza chieder permesso. Ti sbatte in faccia il termine di un'intera giornata e ti chiede il conto: " Allora, cos'hai concluso oggi? Cosa ne hai fatto di tutte queste ore? A chi lo hai regalato il tuo tempo? A cosa è servito?" E allora lo paghi il tuo conto, che tu abbia consumato o meno, per il Sigor Tempo non fa differenza perchè nello scorrere dei granelli di sabbia c'eri anche tu. Capita di dirsi che non è valsa la pena correre, strillare, affannarsi. Capita di piegare la testa difronte all'inutilità di un'intera giornata e poi, quand'anche si sia fatto tanto, ci si rammarica perchè la notte comunque è arrivata e le possibili gioie non appartengono a te ma al giorno che verrà. Capita di perdersi tra mille futili cose, tra genti che passano e corrono, vanno di fretta, non hanno tempo.
E' un gridare continuo di clacson, imprecazioni e precedenze non rispettate. Arriva la mezzanotte, senza bussare, senza chieder permesso. Ti sbatte in faccia il termine di un'intera giornata e ti chiede il conto: " Allora, cos'hai concluso oggi? Cosa ne hai fatto di tutte queste ore? A chi lo hai regalato il tuo tempo? A cosa è servito?" E allora lo paghi il tuo conto, che tu abbia consumato o meno, per il Sigor Tempo non fa differenza perchè nello scorrere dei granelli di sabbia c'eri anche tu. Capita di dirsi che non è valsa la pena correre, strillare, affannarsi. Capita di piegare la testa difronte all'inutilità di un'intera giornata e poi, quand'anche si sia fatto tanto, ci si rammarica perchè la notte
comunque è arrivata e le possibili gioie non appartengono a te ma al giorno che verrà.

La platea del tempo


Il tempo non scorre, si ferma, inciampa, è incerto.
Bruciano gli occhi del fallimento, arde l’animo di chi tradisce
Sono l’errore, la fragilità, sono l’amore che ti ho negato
Mi rincorri e mi colpisci, mi batti e mi aiuti a rialzarmi
Il palco colmo di ferite cadute e rinnegate
La platea divora tronfia lo spettacolo
Guarda il dolore e gioisce che non sia il suo
Giudica il nostro amore, pur non sapendo
Quante notti a spiegare, raccontare, odiare e mentire
Quanti sogni costruiti sul mare infuriato
L’amore dura un istante prima del tempo
Poi il tempo lo vede e lo azzera
Mentre mi baci per la prima volta io ti amo
Riapro gli occhi e il tempo ha già rubato ogni cosa
Tempo che ti porti via il mio amore,
I miei anni e i miei desideri, i miei amici e i colori del cielo
Tempo che non ti accasci mai stanco
Hai saccheggiato ancora il mio cuore
Seminando tristi reliquie.

Sordo


Soffoco in un pugno l’idea di te
Sei acqua che scivola lenta per tornare al suo mare
Un fiume senza sponde annega ogni dubbio
Eppure in questo letto svuotato restano le nostre promesse
Chi accoglie la tua luce ora?
Chi ti accarezza piano mentre ti addormenti?
Amore incostante amore traditore amore sincero
Tutto scappa via lontano e io rincorro la scia
Schiuma bianca e odorosa di salsedine
Il mare ti parla ancora di me?

Avanzi


Continua a cercarmi nelle parole che ti ho lasciato
Fogli distratti che per te non avevano importanza
Significati e significanti
Ogni parola ti conduce al sogno che eri per me
Sono nude le pareti che un tempo avevo colorato
Per il nostro amore, per i nostri occhi
Sprofondi il viso in un foulard
Il mio sapore, quell'odore tanto familiare
Come il verbo all'infinito del famoso poeta
Ora tutto sembra ripetersi
Ma non siamo più noi
Cercano di prendere il nostro posto
Nella mia vita, nella tua
Quello che siamo stati non sarà con altri
Quello che saremo lo leggeremo sui nostri visi
Quando ci incontreremo, impacciati, imbarazzati
Ci parleremo nel silenzio di un ricordo profumato di verità
Forse sorrideremo e andremo oltre
Lasciando che le parole salgano su in cielo, tra stelle e lune nuove.

Lollo

Con i tuoi occhi dolci m’incanti
L’innocenza e la bellezza, la purezza e la grandezza
Tutto questo racchiuso nel corpo di un bambino
Spezzi ogni catena di ipocrisia che soggiace in un cuore adulto
Pochi i tuoi anni eppure hai la forza degli uragani
Hai parole che stordiscono con la loro profondità
Piccole mani che mi cingono forte
E mi sento sabbia che si scioglie per abbracciarti
Il tuo viso si appoggia delicatamente a me
Come se io fossi così forte da sostenere tanta meraviglia!
Non sai ancora, piccolo tesoro, non sai quello che dai
Mi hai regalato gioia e commozione, consapevolezza e tenerezza
Hai sciolto ogni rancore, in un istante, in un sorriso.
Io senza te torno terra, mi colmo di pietre e divento arida
Io senza te ho perduto un po’ d’incanto
Cuore mio, ti stringo forte nei miei sogni, sempre.

Dialogo


La mia vita, lui mi chiede: "Corre, scorre, è ferma, si agita?"
Corre, scorre, si ferma e s'agita. Riparte talvolta in sordina, talvolta con grandi boati e fumi e fischi
e bottiglie di vino rosso che scende e poi risale per stordirmi. E' un correre per star dietro al tempo TIC TAC! Faccio tardi, il lavoro, l'autobus, BRUM BRUM, guardo il finestrino mentre leggo altrimenti chissà dove scendo.
Poi la notte, la condensa sui vetri al mattino, il vestito di lana che mi fa da pigiama, viola, caldo, morbido, le babbucce e i calzini rosa della notte.
PLICK, il segnale del messaggio sul cellulare e poi ancora PLICK, perchè non rispondi?
perchè non ti fai sentire più? Perchè non vuoi più uscire? Sei triste? Sei malata? Perchè non vai a cena fuori?
Perchè...perchè....
Clang! Chiudo la porta di casa, più mandate, tutti fuori, questo è il mio momento, entra chi sa entrare
senza rendermi triste e ancor più sola. Parlo, parlo... Io parlo ma c'è chi tace e si nasconde dietro mail brevi brevi
curiose dei miei giorni. Ma lui sa già, lui conosce, quasi non ha bisogno di leggere perchè la mia mente,
il mio cuore, si sono fermati a quelle sere lontane e ogni volta vorrebbe riacciuffarle per poter rivivere ogni attimo.
Lui "legge, gioca a calcio e beve vino rosso, il resto del tempo - dice - lo spreca".
E lui ancora: "Un film, Doisneau alla fotografia, colonna sonora: I Preludi per pianoforte di Mendelssohn,
la protagonista vestita di un unico abito in lana che l'avvolge dal collo ai piedi,
si muove su un fondo che scorre molto più rapido di lei".

Hours


Quando le ore non passano e con loro, i minuti e i secondi
Quando il cuore sembra battere assieme ad uno spillo
Quando il respiro brucia nella gola e si sofferma prima di uscire
Quando le mani ricadono sui fogli, si adagiano quasi arrese

E’ tempo di capire, capire il tempo dell’attesa
Inaspettata bussa alla porta la tua paura
Con sonagli colorati e iridescenti
Il bavaglio sulla bocca e una maglietta troppo pesante

Morbida la pietra che scende e si fa strada
Le guglie del castello salutano un meraviglioso tramonto
Il viso, proteso al cielo infuocato cede la sua espressione
Con le labbra socchiuse come varco inesplorato

Sherazade


Sherazade cala il sole, la paura ti attanaglia
Dovrebbe finire la tua vita dopo l'amore con il sultano
Dovresti dimenticare le sue odorose mani che scuotono l'anima
E i suoi occhi, non più dentro essi affonderai la passione tua?
Le parole, i sussurri, e gli occhi chiusi di pudore misto a piacere
Sherazade cala il sole che s'annega fra i suoi capelli bruni
E il suo corpo, stringi a te ogni brivido e cedigli la tua dolce follia
Cantagli ancora le tue ammirevoli storie ognuna senza fine
E il giorno dopo ancora, altre storie e fantasie di donna che ama
Lega a te l'amore con la fervente immaginazione
Donna fedele, amore puro, non v'è tradimento nel tuo essere
E Shariyar saprà di amare l'unica donna che amore conosca

Once upon a time


Cosa è successo ai tuoi sogni
Dove sono le notti incantate, odorose, ribelli
Non c’è più lei ad aspettarti, lei che rideva e che si affrettava
Dove sono le candele, la luce soffusa, il profumo di donna che ti rendeva uomo
Non c’è più quel corpo bianco, e i capelli raccolti, la nuca scoperta
Dove sono le sue mani nervose che non riuscivi a quietare
Una donna che non potevi domare, lei neppure sapeva d’esser donna
Era solo paura che ogni giorno fosse in fondo uguale all’altro
Paura di non esser più bambina
Ora sei sicuro e forte, sai d’aver amato, sai di non aver fallito
Lei forse piange, o si consola tra braccia infami
Sarà amata, odiata, desiderata, lei che era soltanto tua, il tuo regno, la tua casa
Il tuo mare si riempirà ancora di sole ma quel raggio non ci sarà
Quell’unico raggio che credevi fosse per sempre
I cassetti ricolmi di cianfrusaglie
I disegni un po’ fuori moda
Le piantine che facevan figli,
Una stanza verde: il mondo finiva e iniziava lì.

Braccia spezzate


Il mio amore si è posato sul sole
Bruciano gli occhi se mi perdo dentro i tuoi
La mia pelle ti brama dopo il lungo inverno dell’anima

Il mio amore è lontano
Il cuore sfilacciato, esausto, pulsa insensatamente
Non c’è ragione, né rimedio è tutto sbagliato

Dove mi hai lasciata?
Qui non c’è luce, non c’è amore
Starti lontana è un insulto alla vita
Non averti è un braccio che si spezza, la bocca si fa di fiele

Amore, amore fatto di paure e ripensamenti
Qui lasci una donna che viveva un sogno
Ora, una statua dagli occhi di pietra… eppur piovono lacrime.

Aspetto paziente, tremante e la mente gela al pensiero di averti perduto
Le mani incrociate sulle ginocchia, rannicchiata, spigolosa come le donne di Picasso
Non ho viso, non ho occhi, non ho senso, solo l'attesa esasperata e ottusa.

Tessitrice


Sfilo le ore
paziente tessitrice
ogni filo un'attesa e una speranza
prende forma
lentamente
l'orma del tuo ansimare sul mio cuore
un passo
una parola:
intesa irripetibile che non si estingue

Angeli inciampati

Affonda pure la tua lama
Calpesta il sentiero e fa strage di foglie
Infrangiti come l'onda isterica contro le nude e ossute scapole:
"Resti di angeli inciampati su questa terra"
Turbinano le tue dita menzognere dentro la mia testa, fa pure
Fra le terre scrostate dalla pioggia battente
Andrò ridendo e piangendo
Urlerò il tuo nome fino a farti impazzire
E quando davvero mi avrai trovata
Solo allora, in quell'istante
Io cadrò ai tuoi piedi
Amore, solo amore,
sempre e solo amore.

Speriamo

Speriamo che cambi
speriamo che piova
speriamo di dimenticare
speriamo che nevichi
speriamo ch'io sia bella
speriamo che ami
speriamo che dorma
speriamo che sogni
speriamo che rida
speriamo che non pianga
speriamo che torni
speriamo che resti
non sarà un calesse?
speriamo che non mi spenga
speriamo che si accenda
quella luce nei suoi occhi, speriamo ch'io la veda e non la inventi di speranza irreale.
Parlo io o parli tu?
Parlo io... per me e per te.
E lui dice "speriamo"... ironia della vita!

In salita

Una goccia inonda la sua mano
Oceano che si racchiude nel palmo di un’Esistenza
Gli occhi caldi a combattere fieri il brivido autunnale
Nella menzogna si dischiude il demone dal volto rassegnato
E imperterrita la goccia continua il suo percorso
Risale dalla conca della mano lungo l’esile braccio
Affaticata, smunta, inaridita giunge alla spalla
Poi il collo e su per il viso, al sicuro, nel caldo accogliente di uno specchio
Lo specchio dell’anima, il faro che richiama le anime perdutesi nell’oceano
Occhi...
La codardia non si sente più così imbattibile
Corre in ritirata sul suo malconcio vascello di ipocrisia
Perché talvolta è sufficiente una piccola lacrima:
Il diamante che esce allo scoperto e lava ogni bruttura
Come fosse possibile erigere il sentimento lungo un pendio.

She goes away


Ti morde il cuore questa idea che si fa certezza
Col trascorrere delle ore nella tua mente
La realtà strazia il campo con gli errori
Lei va via, da me, dal mondo, dal mio cielo
Serri i denti, le labbra livide: un filo di passionalità
Con destrezza ami deviare quell’ottuso e persistente pensiero
Lei non c’è più, mi abbandona, mi cede alla debolezza
Un fuoco nella gola arde ogni lamento
Non sgorgano più parole d’amore per te
Non brilla il suo corpo nella notte che si fondeva al tuo
Hai ucciso il sogno, l’hai martoriato beffandoti dei suoi no
Le tue mani ancora odoranti di stelle e velieri baciati dall’oceano
Nella tua bocca il sapore di lei
Un gesto affrettato e la sua nota ha smesso di musicare
Soffocata dall’inconcludenza
Assordata dalla tua cecità

Pittrice


Il vestito bianco ricade sul corpo esile e agitato
Una spalla nuda, l’altra incorniciata da un rigo di stoffa
Le gambe ad abbracciate l’enorme tela scaraventata sul parquet macchiato di pittura
Un barattolo di vernice rossa nella mano destra,
a terra una ciotola con vernice nera
La mano sinistra si arma di pennello mentre le labbra sono serrate a mordere il filtro della sigaretta fumante.
Rinchiusa come un fiore nella serra e da fuori la luce corre tra i legni e i quadri scivolati lungo le pareti
Regna il caos tra i capelli neri e arruffati, lunghi,
raccolti sommariamente da un piccolo elastico che non riesce a contenere tanta ribellione
Il rumore del colore che si sparge sulla tela è lo schiaffo al mondo che non vuol vedere
Il grido della vita intensa, rossa come il sangue che ha fretta di scorrere
Blu come il cielo greve e intriso di stelle, nera come la cavità della terra
La vita e l’arte sgorgano da questo corpo come la cascata che si getta ad infrangersi contro le rocce.

Nel tuo letto

Nel tuo letto
come grani dorati
cadono i miei sogni
Respiri fatti di occhi socchiusi
bocche profumate
Tra le lenzuola restano impressi caldi ricordi
Mi concedo felice al giorno che nasce
rinasco lussuriosa mentre la luna impera
bianca e seducente
sullo sfondo del nero cielo
Non è questa la mia vita
tuttavia...

Silenzio


- Quando ti stancherai di deturpare ogni mio sospiro
Quando ricorderai che la lontananza lentamente sfibra
Il tempo non ti concederà risposte e soluzioni
Il vento ti libererà del mio odore
Se solo avessi occhi per vedere
Coraggio per amare
Ogni mia parola giace vana
Tra gli sguardi irriverenti
Mani impazienti
Di portarmi lontana da te
Il cielo raccoglie
E di pioggia ti bagna il viso

ISTANTANEA


Raccontami il sole, nei miei occhi, nel cuore, c’è un inverno freddo e piovoso che indugia troppo a lungo.
Le tue mani raccolgono generose le mie incertezze e sprofondano nella voglia di dimenticare le inesattezze dei giorni.
Tele da imbrattare: soffoco la voce di cui mi vergogno, io, che stupidamente tante volte ho creduto di sapere di quante notti è fatto un giorno, mi sorprendo al limitare di un molo a veder navi partire, genti ridere.. a sperare di poter fuggire ancora e ancora, affogata tra mille passi e scie.
Bicchieri di vino accostati a labbra voluttuose intrise di nicotina, giovani vecchi pescatori d’imbrogli pieni di pesci.
Il cuore una caverna disabitata, adorna di segni, polaroid, appunti di viaggio, impressioni, buchi e feritoie; se sbirci all’interno ti da il benvenuto un amabile e caldo inferno.
Ti osservo stringere un suono, un ricordo, un odore che resta impigliato ai denti mentre ti allontani e io divento piccola come un sussurro.

In paese

Le strade più antiche

Sui muri scrostati dal tempo
Si arrampica la mia impazienza
* scalo gli anni che sono sporgenti *
una forma si delinea inaspettata
è d’uomo che s’accinge a ferire
tu che osservi sei colpito
* la forma immobile, inchiodata, arresta l’umano incedere *
perdiamoci ancora anima mia
tra queste strade
nelle sue vecchie vene tinte di grigio
abbellite di storie e profumi antichi
ed è così che scorgo una bianca piuma
arresa sulle pietre di una via
* il candore sempre si racconta *
osservo per non dimenticare

Parole liquide

Come parla il mare

Disteso avvolge la terra
Un velo blu di onde salate
Come un foglio reca segni
Le parole sono di pietra
marchio scolpito sull’acqua
la pioggia si abbatte sulla sua poesia
così pure il vento
che le agita e scompiglia
e il sole le arde e le assottiglia
la notte, come fosse uomo
s’erge per giungere alla sua amata Luna
l’uno si tinge dei bagliori dell’altro
chi mai potrà dirne i segreti?

The statue


La terra calpestata da milioni di anime per secoli è stata silente
Celata nel suo ventre io restavo senza parole e senza luce
Una notte l’Idea s’impadronì di sapienti mani
Ed eccomi, da quelle stesse mani io sono nata
Mi abbatti mi colpisci e mi ferisci
Cerchi antri e scavi pensieri mentre piano mi dai forma
Graffi e levighi, tornisci e smussi la tua dea
Sono l’odio e l’amore che hai nelle vene
Il segreto piacere, l’inconfessato desiderio
Con i tuoi segni racconti ciò che io devo tacere
I miei occhi sono vuoti e fissi – dicono di me –
Eppure sento i drappeggi con cui ricopri i miei fianchi
Scivolano grevi mentre un seno sfugge lascivo
Non conoscono baci queste immobili labbra
Soltanto il tuo pensarmi donna mi rende il respiro
Sono io la statua, sono io lo scultore, sono io il pittore
Io resto, mentre voi tutti passate,
a raccontare gli sguardi che mi hanno posseduta
Io resto a testimoniare l’eterno amore che il tempo non può levigare.

I segni

E’ negli occhi la terra che mi ha generato
Le strade che ho percorso, le pareti che ho abbattuto
Di genti incontrate, amate, perdute, assaporate
Di venti docili o rabbiose tempeste
Il mio volto reca segni e ricordi, impronte, tracce
Nulla tace la bocca che si è riempita di vino e bacche
In ogni luogo, o in uno soltanto, di molti padri e svariate madri
Unico e irripetibile il mio essere
Eppure storia di un solo dio che silente osserva
E quanti mari, cieli, sabbie non ho ancora veduto
Terre che si sono negate al mio passo
Ma il mio corpo non ha confini
Non ci sono meridiani o paralleli che possano definirmi
La mia patria è sparsa come semi innocenti che fecondano ignari
Lì dove non sarò, giace speranzosa la mia essenza

La mia storia


Regalami un istante e ascolta mia storia
Non ho un dio da pregare o una dimora in cui riposare
Con poche parole scrivo qui il viaggio di una piccola vita
Una madre ed un padre a darmi voce
Tanti paesaggi e volti idolatrati a comporre il mosaico
Ogni linea che segna la mia bocca è un uomo che ho amato
Intorno agli occhi puoi leggere le navi su cui mi sono imbarcata
La pelle ha odori d’oriente, occidente e paesi, città d’ogni dove
Mai stanca di vedere, capire, talvolta rassegnata ad accettare
Ho vagato notti intere mentre i giorni di sole mi hanno bruciata
La bussola non può indicare quante case io abbia avuto
Come fiori di loto mi sono adagiata su placide acque
Come fiori selvatici sono sbocciata in tanti campi
Con le ali ho attraversato le stagioni
Di figli ho riempito i nidi assetati di vita
La mia storia è generata da un solo cielo
Ad ogni ritorno scopro un nuovo viaggio
Ma unico resta il volto che racconta la felicità
Non c’è pianto ch’io ricordi se non l’ultimo che deve ancora venire
Sarà l’addio all’eterna rinascita che i miei figli vi diranno
e dei miei segni vivranno anch’essi mentre con umiltà attraverso questo mondo

Tela

Lento il respiro affonda nel corpo
Scandito dal suono della singola nota
La cenere, sconfitta cade dal suo rogo
Brevi, fugaci istanti impressi nelle infinite lune cangianti
L’uomo temerario s’illude di voler immortalare
Le nostre furiose corse come improvvisi venti s’arrestano
Appare il percorso chiaro e assoluto
Poi beffardo si nasconde, ecco, l’eterna bellezza
Silenziosa, irriverente ci accompagna
Leggera si staglia tra le linee di un volto sognato
E’ nel bagliore iridescente che segue il pianto
Nel colore che affiora quando l’anima s’infiamma
Racconto antico che nasce e poi muore
Senza sosta si rigenera e s’inchina di fronte l’attento sguardo
Non s’affanni l’uomo a cercar la divina essenza
Non è una donna, un dipinto, un infante
Restano aridi i campi di grano e le rosse terre d’Africa
Nasce con noi l’arcano e tramite noi esso si spoglia
Questi occhi sono i semi della fertilità
E non c’è vita nello spento sognatore che ha smesso di contemplare

Porto turistico

Due enormi gru gemelle
Penzolano dal cielo difronte a me
Un muro di cemento
Al di là –ne sono certa-
Aspetta il mare
Ma ciò che più m’inquieta
È questo restare attonita
Ingoiata dalla liquidità del cielo crepuscolare
Autunno appena nato
E dalla ferrosità delle due grandi torri

Tattoo

Disteso avvolge la terra
Un velo blu di onde salate
Come un foglio reca segni
Le parole sono di pietra
-marchio scolpito sull’acqua-
Sulla sua poesia
Si abbatte la pioggia
Così pure il vento
Agita
Scompiglia
Il sole le arde e le assottiglia
Nottetempo
Poi
Come fosse uomo
S’erge per giungere alla sua amata donna
Il mare affonda nella luna
L’uno si tinge dei bagliori dell’altro
Chi mai potrà dirne i segreti
Sui muri scrostati dal tempo
Si arrampica la mia impazienza
Scalo gli anni che sono sporgenti
Una forma
Si delinea inaspettata
È d’uomo che s’accinge a ferire
Tu che osservi sei colpito
La forma immobile inchiodata
Arresta l’umano incedere
Perdiamoci ancora
Tra queste vie
Nelle sue vecchie vene tinte di grigio
Abbellite
Di storie e profumi antichi
Panni stesi ad asciugare nelle secche notti
Una piuma bianca si è arresa alle pietre
Un candore che sempre si racconta
Ascolta e non dimenticare

Uva


Il vento in questa Terra
Reca silenzi ammalianti
Odore di raccolto
Mani robuste recidono grappoli
Come un canto di note irripetibili
La cui essenza sfugge all’abile compositore
Leggera la polvere s’alza sedotta
Danza
Senza confini o mete
Libera
Chiudo gli occhi e mi possiedi
Osserva:
Siamo già lontani
Noi due
il vento si fa onda
I corpi sono chiglie –scivolano ridenti-
Il nostro mare
Meravigliosa esistenza
Ci ricorda la vita
Non aver paura
Oggi il chicco luminoso
S’arrende al suo destino

Adagio

Non in questa città
Nei miei giorni
Sulla pelle o fra i miei stessi venti
Eppure
hai un nome
Un volto da sognare
Occhi in cui areno le difese
Non al mio fianco
Ad osservare la paura
Eppure
Ho un ricordo che si fa futuro
Un amore che si fa uomo
Petto sul quale adagio le mie voglie
Sospeso
Il respiro si tramuta
E nell’attesa
Sgranano immagini lontane
Eppure…

In viaggio




Mare di notte, notte di mare
Il vapore della nave
Brucia la città che s’allontana
Le luci si sfocano
Ogni cosa si fa distante
Brontola il grande Ventre!
Appesantito
Di genti e sospiri
Tra chi saluta o dice addio
Sorride poi confonde nella notte
Poi nel mare
Lacrime di nostalgia
Il nero mi avvolge
Caldo
Sulle spalle nude
Odore di vite
In profondità vagano insofferenti
Ed è un nuovo viaggio
Il cielo spalanca le fauci
È un cadere di stelle
Lento e continuo
La terra si nutre
Un’anima dall’alto
Si fonderà nel campo argilloso
Impaziente un desiderio
Accorre a modellare
Così
Dai fratelli Fame e Sogno
Nasce uno squarcio di luce

Petra


Petra
La bocca piena di sonno
Il cuore greve
Come sabbia bagnata
La vita scivola
Sui binari liquidi
Colori e forme
Scorrono ai suoi fianchi
Fari e fuochi
Fronti sudate
Petra di chiaroscuri
Falciati
Dal sole obliquo
Il ponte blu cobalto
Diventa cielo
E gocce d’acqua che sono stelle diamantine
Petra
La dura scorza ti fa da scialle
Soltanto il vento
Illuminato dal mondo
La tua anima sognante
Muove

Acicastello

Si erge maestosa la corona del re:
la torre più alta del castello
Divinità che s’innalza
Annusa il cielo
E il mare
In quel cielo si trasfonde
Al suo fianco la regina
Dimessa
Affianca il suo uomo
Su di lei la luna ingiallita di mille lustri
Cantastorie acquosi
Eterni baluardi
Di storie che non vanno mai perdute

Acitrezza

Quattro anime accerchiano un tavolo
Spettatori giudicano
Incitano
S’animano divertiti
I faraglioni si ergono alle spalle
Le mogli a casa
A tessere sapori
Queste schiene baciate dagli anni
E i collo rigati come il più prezioso degli origami
S’agitano le voci
Le sovrasta il traffico cittadino
È lo spettacolo di sorrisi
Dialetti
Volti d’altri tempi

Ventre

Guglie scolpite dal vento
Architetto di dio
Non mano d’uomo
Né ingegnose menti
Alcuna planimetria
Potrebbe mai disegnare un siffatto impero
Meraviglie
Chè il vero intelletto
Risiede infuocato
Protetto dal ventre della Terra
E increduli
Ancora vi stupite
E meditate
Impotenti difronte l’eterno spettacolo
Teatro di colori
Riflessi
Cavità
Sporgenze

Natura

Colano le case
Sui fianchi dell’alto monte
Timide
S’infuocano di tramonti
Romantiche
Alla luce d’ogni luna
Cadono innamorate
Sempre si rivolterà la natura
Radici nodose
Ad impedire l’assedio
Con canti d’animali notturni
Ad impedire il sonno dell’uomo
Poiché ciò ch’egli non crea
Mai
Potrà cancellare

La città da lontano

Distante la città canta le sue messe
Ch’è tempo di pregare
L’acqua la insulta
Fatta di battelli vaganti
Mentre riposano a riva
Sole
Le antiche reliquie di legno
Che più non nuota
Demolite
Sgangherate
Rose dal vento
Irrise dal sole
Lontana la città
S’imbelletta
E del nuovo tutta s’illude
Amara

Nascita

Arcobaleni di pietre riposano nell’acqua
Massi neri
Spigolosi
Contrastano la trasparenza
S’impongono al sognatore
E’ la pietra nata dalla vita
Sempiterna
E’ la vita che si racconta
Nei colori
Nelle forme
Bevi anima mia
E’ tempo d’amare questo mondo di urlatori
Talvolta ammutoliscono
Travolti dal silenzio

Riverbero

Sole dall’odore ferroso
Ardi sulla pelle
Scavano i raggi
Giungono alle vene che sature del rosso porpora
Contengono a fatica
L’ardore di tanta irriverente beltà
Poggia silenziosa la roccia
Affamata
Confondo i desideri
Assieme ad ogni masso
Sono io il cielo che si riflette

Lontana

Ti ho perduta amore mio
L’anima confinata
Tra mura erette su di un eremo
Placide acque ad incorniciare
Non più tue parole
Giungono a noi mortali
Sei fuggita nel meriggio
E di te assaporano gli odori soltanto lune
Nell’isola che tramonta
Nascosta
Non più gli occhi tuoi
Argento
Solo pallidi riflessi
Crudeli
Dai miei ricordi silenziosi svaniscono
Ti ho dimenticata amore mia
La vista ora ingrigisce al crepuscolo

Voci

Si fonde la musica nel mondo
Come il mare avanza lenta
Come le note che mi hanno scelta
Tiepido il sole
Mi confonde l’anima
Ogni profumo si fa poesia
Bianche pietre sussurrano
Amori lontani
Possibili
Immutati nello scorrere di lune
Di sospesi respiri

Impressione

Dondola il veliero
Il mare è la madre che accarezza la sua vita
Vento
Contro l’esile bandierina blu
Segreti ribaditi
Ma nel fondo
Ogni cosa resta sicura
E’ l’ancora di mondi antichi
Salda verità
Nessuna intemperie potrà scardinare
Che il cielo mi sia testimone
Questo racconto
Non andrà perduto

Ferro


Un dio tesse la sua tela
Ai confini dei tralicci
Torri ferrose che si ergono in cielo
Moniti piovuti dal suo costante sguardo indagatore
Nessun uomo vaga solitario
Il vento
Trascina
Lontano
Cristalli di anime sabbiose

Antica Madre


Fermati e ascolta il mio dire
Non passare
senza prima dare un senso a ciò che giace sotto i tuoi piedi
Scricchiola la zolla assetata di pioggia
Racconta la sua fame e, come un viso,
reca su di sé i segni dell’incessante divenire.
Osserva l’infuocato tramonto,
la passione che mai affievolisce tra cielo e terra.
Consapevole delle brocche infrante
-quanto nettare irrimediabilmente perduto-
Sono l’estate, la forza, il temporale violento
L’ermetica noce di cocco –ostinato guscio dal candido cuore-
Io sono la mia terra
Con lei canto i vigneti gravidi e succosi
Ho il sapore del frutto nato dalla sapiente semina.
Mi trovi nella corteccia degli alberi secolari
Immersi nel terreno ingordi fanno l’amore
-lo sentite il loro sospirare? Gli odori, gli ardori…-
Sono l’ala di una farfalla che fugge,
l’ape che si riposa dopo aver indossato il suo oro
E lenta, ostinata, morde il mio pensare
Abbagliata dai colori, incollata a profumi che stordiscono l’anima.
Nasco nel fiume in piena
Perduta in un filamento d’acqua che non vuole trovare la sua via verso il mare.
Salto giù dall’uragano, non voglio mi porti via
‘che tante lune m’ha già rubato con promesse ed illusioni
–tempo ingrato-
Resto qui a guardare il sole che nasce e poi muore,
ferito dalla notte
Respiro la luna mentre infrange bagliori argentei tra tenaci foglie ed intricati rami.
Resto tra tutte queste vite, in ciò che ancora possiede un’anima
E i capelli avranno l’odore di carnose piantagioni.
Nel frattempo le lancette appuntite
come lame affilate di chissà quale dio,
avanzano lente, insonore, seguendo la luce e la luce la sua notte.
Saranno leggere le mie mani, fino a quando
Il Ventre che mi ha cullato tra sorgenti, pendii e rocce smussate dall’iroso cielo,
mi ricondurranno all’Antica Madre.